Il 13 giugno la Federal Reserve ha aumentato di un quarto di punto i tassi di interesse: ora sono in un intervallo compreso tra l'1,75% e il 2%. È il secondo ritocco di quest’anno e il settimo dalla fine della "grande recessione".
La notizia più rilevante, visto che questo incremento era già stato programmato, è la possibilità che la banca centrale statunitense rialzi i tassi altre due volte nel 2018. Ciò significa che, entro la fine dell’anno, la Fed avrebbe ritoccato i tassi di riferimento per quattro volte, anziché tre come previsto inizialmente.
Il governatore Jerome Powell ha spiegato che l'economia degli Stati Uniti gode di “ottima forma e la maggior parte le persone che vogliono trovare lavoro ci riescono". L’obiettivo, a questo punto, è normalizzare progressivamente la politica monetaria, che è stata la leva per uscire dalla crisi.
Questa è una posizione molto diversa rispetto ad appena dieci anni fa, quando la Fed tagliò i tassi quasi allo zero sulla scia della crisi finanziaria, cercando di stimolare un'economia che era scivolata in una profonda recessione.
Ma ora le cose sono cambiate. La banca centrale prevede una crescita del 2,8% quest'anno, rispetto a una previsione del 2,7% a marzo, mentre il tasso di disoccupazione scenderà al 3,6% entro la fine dell'anno, in calo rispetto alla previsione di marzo pari al 3,8%.
Il quadro indica che la maggiore preoccupazione potrebbe diventare l’inflazione, che dovrebbe salire quest’anno al 2,1% rispetto all'1,9% stimato in precedenza. L'ultima volta che il tasso è salito del 2% si è verificato alla fine dell'estate 2008, quando l'economia si stava contraendo e la Fed tagliava i tassi verso lo zero, dove sarebbero rimasti per anni dopo la crisi finanziaria.
I mercati finanziari si aspettavano ampiamente che la Fed aumentasse il tasso di riferimento. Resta da vedere come andrà l'economia con tassi di interesse sempre più elevati. E, poi, manca ancora un tassello al puzzle. La robusta crescita non si è tradotta in un significativo aumento salariale per i lavoratori. In un'epoca comparabile di bassa disoccupazione, nel 2000, i salari crescevano quasi del 4% su base annua e l’obiettivo della Fed sull’inflazione era del 2,5%, entrambi al di sopra dei livelli attuali. Adesso il timore è che troppi aumenti, attuati in un tempo così ristretto, possano soffocare l'economia prima che raggiunga il suo picco massimo.