"I tassi d'interesse sono ancora sotto gli standard storici, e rimangono appena sotto il livello considerato neutro per l'economia, ovvero che non stimolano o rallentano la crescita economica". Lo ha detto Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, nel suo intervento all'Economic club di New York. Il governatore risponde così all’attacco di Donald Trump, che ha accusato la Fed di provocare il rallentamento dei mercati e dell'economia.
"Non c'è un percorso prestabilito sulla politica monetaria, faremo molta attenzione a quello che ci dicono i dati economici e finanziari. Come sempre, le nostre decisioni sulla politica monetaria saranno prese per tenere l'economia sui binari, alla luce del diverso outlook relativo a posti di lavoro e inflazione", ha detto Powell. Ma lo scorso mese aveva dichiarato che gli Stati Uniti erano "probabilmente molto lontani da un livello neutro".
Ciò significa che il programmato quarto aumento di quest’anno dei tassi di interesse non ci sarà? “Sappiamo che muovendoci troppo velocemente rischieremmo di compromettere l'espansione, ma sappiamo anche che muovendoci troppo lentamente - tenendo i tassi d'interesse molto bassi per troppo tempo - si rischia di creare altre distorsioni, nella forma un'inflazione più alta o di destabilizzazione degli equilibri finanziari. Il nostro percorso di graduale rialzo è stato elaborato per bilanciare questi due rischi, che dobbiamo prendere in seria considerazione", ha spiegato Powell.
L’ultimo dato sul Pil statunitense - che ha registrato nel terzo trimestre il 3,5%, come nelle attese degli analisti, a fronte del 4,2% del secondo trimestre – segnala un’economia in rallentamento.
L’andamento della crescita è ancora abbastanza alta da indurre la Fed a proseguire il rialzo dei tassi di interesse oppure la flessione (sulla scia di quella globale) suggerisce di stimolare ancora l’economia mantenendo il costo del denaro su livelli bassi? Questo è il dilemma di Powell.