La Federal Reserve ha annunciato, come previsto, un aumento di quarto di punto dei tassi di interesse che passano dal 2,25% al 2,5%. È il quarto incremento del 2018.
Qualcuno potrebbe, dunque, pensare che il governatore Jerome Powell abbia ceduto agli attacchi sferrati nei giorni scorsi da Donald Trump. “È incredibile che la Fed consideri un altro aumento dei tassi di interesse con un dollaro molto forte, assenza virtuale di inflazione e il mondo fuori dagli Stati Uniti che esplode. Parigi brucia e la Cina frena'', aveva twittato il leader statunitense.
Ma la notizia emersa dalla riunione della Fed è un’altra: i rialzi previsti nel 2019 potrebbero essere due e non tre come ipotizzato a settembre. Powell, che si è sforzato di rassicurare sull’indipendenza della Fed dalla politica, in riferimento al prossimo anno ha parlato di “alcuni” (e non “ulteriori” come detto in precedenza) incrementi, lasciando intendere che nel 2019 i rialzi potrebbero essere soltanto due. È questa la vittoria di Trump e, forse, il vero obiettivo delle sue recenti critiche.
Intanto, sebbene abbia sottolineato la fase positiva attraversata dall’economia statunitense (il tasso di disoccupazione dovrebbe restare per almeno tre anni sotto il 4%), la Banca centrale rivede al ribasso la stima sulla crescita: il Pil nel 2019 salirà del 2,3% rispetto al 2,5% previsto precedentemente. Nonostante cio’, la Fed continua a dare maggiore importanza alla fase attuale di crescita piuttosto che ai rischi di medio periodo, recentemente accentuati dal rallentamento della crescita globale.