Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha fatto capire nei giorni scorsi di essere pronto a tagliare i tassi di interesse nel caso in cui le tensioni commerciali dovessero ridurre le prospettive di crescita.
L’argomento è in agenda: tagliare i tassi per compensare i dazi. Eppure è un errore di politica monetaria ed evidenzia che la Fed si è ormai assoggettata al potere politico, e in particolare al desiderio esplicito di Donald Trump di poter contare su un costo del denaro più basso anche per poter finanziare l’enorme deficit pubblico a un costo minore.
Rispondere con un taglio dei tassi a una riduzione dell’attività economica appare ragionevole. Ma non lo è in questo caso. Gli effetti macroeconomici di un aumento delle tariffe non sono aggredibili con la politica monetaria. Le banche centrali possono aiutare nella gestione della domanda, durante una recessione. L’aumento dei dazi costituisce invece uno shock dell’offerta, un altro tipo di fenomeno.
La via maestra è abbassare le tariffe e alleviare le tensioni. Politicamente, tuttavia, non è una reale opzione. Trump non farà passi indietro, convinto della bontà di questa strategia.