L’outlook economico degli Usa è “ancora altamente incerto” e le pressioni inflazionistiche non sono “una minaccia”, ha assicurato il governatore della Federal Reserve.
“Dopo i notevoli cali in primavera - aggiunge Jerome Powell - i prezzi hanno parzialmente avuto un rimbalzo nel resto dell’anno. Per alcuni settori particolarmente colpiti dalla pandemia, però, i prezzi rimangono particolarmente deboli. Nel complesso, su base anno su anno, l’inflazione rimane sotto il nostro obiettivo del 2% sul lungo periodo”.
La Fed, lo scorso anno, ha rivisto il suo approccio verso l’inflazione, che potrà superare il 2% per un periodo di tempo senza che siano adottate strette monetarie.
Powell ha evidenziato che servirà ancora tempo perché anche il mercato del lavoro, altro parametro che la Fed guarda per orientare le sue politiche, sia completamente ristabilito dalla pandemia: “L’economia è molto lontana dai nostri obiettivi su occupazione e inflazione ed è probabile che ci vorrà del tempo per ulteriori progressi sostanziali”.
Intanto segnali di ripresa dei prezzi arrivano anche dall’Eurozona. Il tasso di inflazione annuo si è attestato allo 0,9% a gennaio 2021, rispetto al -0,3% di dicembre.
Dunque, dopo una lunga ‘attesa’ da parte di molte banche centrali, il livello dei prezzi al consumo comincia a muoversi verso l’alto. Ma il vero rischio è che l’inflazione torni a salire troppo o siamo prossimi alla reflazione? Lo scenario definito da quest’ultimo termine, ovvero quello di una moderata nuova inflazione successiva alla deflazione innescata dalla iniezione di una maggior quantità di moneta, e che si accompagna solitamente a una ripresa economica, appare al momento quello più probabile.