È ora che la Federal Reserve, la Banca centrale statunitense, smetta di parlare di inflazione “transitoria”. E poi: “Il rischio di inflazione è aumentato”, con aumenti dei prezzi “che si sono diffusi in modo molto più ampio di recente”. A dichiararlo è il presidente dell’istituto centrale, Jerome Powell, durante la testimonianza di fronte alla commissione bancaria del Senato Usa su economia e pandemia. “Per molti, transitorio è associato a ‘breve termine’, ma per noi è associato a un’inflazione che non lasci un segno permanente sui prezzi - ha spiegato -. Credo sia probabilmente il momento giusto per ritirate il termine ‘transitorio’ e di spiegare più chiaramente ciò che intendiamo.”
Powell, davanti ad accresciute pressioni inflazionistiche ormai arrivate ai massimi da trent’anni, ha aperto ad un tapering più aggressivo, cioè ad una riduzione più accelerata di quanto previsto nel programma di acquisto di titoli di Stato, finora uno degli strumenti cardine di aiuto a economia e mercati durante l’era della pandemia: “Non abbiamo ancora preso una decisione sulla riduzione degli acquisti ma i dati di novembre su inflazione, salari, consumi mostrano che a questo punto l’economia americana è molto forte e le pressioni inflazionistiche molto alte - ha detto -. Perciò, secondo me, sarebbe appropriato valutare una riduzione dei nostri acquisti di titoli, cosa che abbiamo già annunciato, con qualche mese di anticipo.”
Al momento la Fed ha adottato un piano di riduzione da 15 miliardi di dollari al mese ma possibili modifiche saranno discusse al vertice dell’istituto centrale previsto per il 14 e 15 dicembre. Una conclusione anticipata della manovra di ritiro degli acquisti di bond, se condotta ad esempio al ritmo di 30 mld al mese, potrebbe avvicinare anche successive e più significative mosse di strette sui tassi di interesse, a partire già da marzo invece che dall’estate.