Il tennis è una gallina dalle uova d’oro (ma non per tutti)

Coppa Davis e non solo: i ricavi della Federtennis saliti del 1000 per cento in vent’anni

Il tennis è una gallina dalle uova d’oro (ma non per tutti)

Il successo del tennis italiano non è casuale. Gli investimenti effettuati in questi ultimi due decenni nelle strutture e nei grandi eventi hanno portato frutti sportivi, ma anche di carattere economico.

Mentre campioni come Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti e Matteo Arnaldi crescevano, la Federazioni italiana tennis (oggi Fitp, in quanto si è aggiunto anche il padel) ha visto aumentare il suo giro d’affari del 1000 per cento.

Nel 2003, infatti, il valore della produzione era pari a 17 milioni; nel 2023 la proiezione è di entrate pari a 170 milioni di euro. I tesserati nello stesso periodo di tempo sono saliti da 140mila a oltre 600mila.

Un incremento costante che ha avuto il suo fiore all’occhiello negli Internazionali d’Italia a Roma (i ricavi sono passati da 1,6 a 21,5 nel giro di vent’anni, con un aumento pari al 1.250 per cento) e nelle Atp Finals di Torino, il cui giro d’affari nel 2023 è aumentato a 70 milioni di euro. Senza dimenticare le finali della Coppa Davis ospitate per qualche anno a Bologna e quella della Next Gen fino all’anno scorso di casa a Milano.

Tornando alle Atp Finals, il torneo di tennis più importante del circuito che la scorsa settimana ha visto gli otto migliori giocatori del ranking mondiale sfidarsi sul sintetico del Pala Alpitour ha avuto un impatto economico sul territorio superiore ai 230 milioni di euro, con un extra gettito per lo Stato, compreso nei 230, superiore ai 50 milioni.

Ma in tutto questo giro vorticoso di incassi, il tennis resta uno sport elitario, visto che a livello globale soltanto i primi 400 tennisti in classifica possono dire di poter vivere serenamente grazie al lavoro svolto con la racchetta.

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