
Detto, fatto. Trump aveva annunciato che avrebbe deportato gli immigrati illegali dagli Stati Uniti e così ha cominciato a fare. Come conferma la foto pubblicata dalla Casa Bianca delle persone incatenate in fila prima di salire a bordo di un aereo dirette verso un altrove.
Al centro di tutto ciò c’è il ritorno al diritto di sangue: sarebbero veri statunitensi quelli che possono vantare che nelle loro vene scorra il puro sangue della nazione. Il che fa sorridere (se non fosse che si parla di elementi drammatici), soprattutto in un paese conquistato (non scoperto) dai bianchi a danno di coloro che avevano le penne in testa ‘appena’ cinque secoli fa.
La presidenza Trump ora sembra davvero puntare all’abolizione dello ius soli, grazie al quale chiunque nasca sul suolo degli Stati Uniti è cittadino americano: eppure, come da molti evidenziato, è qualcosa che sta nel Dna degli Usa, la spina dorsale di quella democrazia inclusiva e molteplice.
Peraltro lo ius soli è un principio garantito dal 14° emendamento alla Costituzione, varato subito dopo la guerra civile e teso a dichiarare che erano cittadini degli Usa anche gli afroamericani, appena usciti dalla schiavitù: “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla loro giurisdizione sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono”.
Sempre secondo il 14° emendamento, “nessuno Stato potrà privare nessuna persona di vita, libertà o proprietà, senza giusto processo di legge”. Da un lato, si parla di persona, non cittadino (legale o illegale che sia). Dall’altro, si fa riferimento a “nessuno Stato”. Quindi, se a deportare le persone è il governo federale, non si commette alcuna irregolarità?
C’è, poi, un altro aspetto: volere è potere, ma fino a un certo punto; il che ci riporta all’immagine inziale, quella dei migranti in catene. Le autorità del Messico infatti hanno, nel frattempo, rifiutato l’autorizzazione all’atterraggio a un aereo militare americano che avrebbe dovuto rimpatriare 80 cittadini messicani. A differenza dei voli che hanno trasportato 265 immigrati in Guatemala, l’aereo diretto n Messico non è mai decollato (ma il governo del paese centro-americano ha fatto sapere che è disponibile a parlarne con Trump).
Nel complesso, giovedì scorso negli Stati Uniti sono stati arrestati circa 538 immigrati clandestini, seguiti da altri 593 venerdì. A titolo di paragone, sotto il predecessore di Trump, Joe Biden, i voli di espulsione venivano effettuati regolarmente, con un totale di 270.000 espulsioni nel 2024 e ben 113.400 arresti (pari quest’ultimi a una media di 310 al giorno). Si potrebbe sostenere che a cambiare è stata dunque soprattutto la strategia comunicativa. Ma il punto è che nella società contemporanea la percezione supera spesso la realtà. Ed è lì che si decidono gli esiti elettorali.