
Il timore prende la forma dei dazi asimmetrici. Nell’Ue cresce l’allarme per la possibilità che Washington imponga le sue misure sull’import discriminando tra buoni e cattivi e applicando le nuove tassazioni solo ad alcuni dei Paesi del Vecchio Continente, salvando gli altri.
Ma, per rispondere a Trump, andare in ordine sparso non solo indebolirebbe la reazione ma potrebbe assestare un colpo letale alla stessa Unione. In ogni caso, sarà complicato, se non impossibile, impedire agli Stati eventualmente esentati dalle penalità fiscali di proteggere il vantaggio. Come spiegare una scelta di questo tipo alla propria opinione pubblica?
Bruxelles potrebbe decidere di acquistare più gas, auto e armi statunitensi. Ma tutto ciò basterà a placare le mire di Trump? Si vedrà, di sicuro i vari governi statunitensi, democratici e repubblicani, che si sono succeduti non hanno mai visto di buon occhio la possibilità di un’Ue troppo forte e coesa; e se ora l’obiettivo fosse quello di spaccarla, i dazi a geometria variabile potrebbero rivelarsi la chiave di volta.
Von der Leyen forse spera in una mediazione di Giorgia Meloni, che tra i capi di governo è quella che ha i rapporti migliori con Washington. Ma se l’Italia fosse esclusa dalla ‘black list’, fatto probabile, l’amicizia con la premier le sarà meno utile. E i rapporti sull’asse Roma-Bruxelles si raffredderebbero.