Sul perché ciò sia avvenuto lo ha spiegato bene un’inchiesta di ‘Report’. Importantissime aziende del nostro Paese che hanno un ruolo rilevante anche sui mercati internazionali hanno esercitato pressione sulle istituzioni affinché non fosse istituita la zona rossa, quindi il blocco totale, o peggio perché la loro azienda fosse considerata tra quelle ‘indispensabili’.
Il che ci riporta a Fontana. La sua strategia è stata quella di aspettare che fosse il governo di Roma a prendere le decisioni più impopolari, ovvero il lockdown. Ma visto che il Covid-19 corre più velocemente delle diatribe politiche, il tempo perso a polemizzare è stato fatale, moltiplicando oltremodo contagiati e vittime.
Ha ragione Conte quando dice che se avesse voluto, Fontana avrebbe potuto adottare in tempo reale misure più restrittive. Ma sarebbe stato troppo difficile placare il malcontento degli imprenditori. A Fontana è mancato il coraggio. Quel coraggio che spesso nella vita è utile, a volte è appunto salvifico.
Per non parlare poi dello scempio delle Rsa e di quegli anziani ammassati tutti insieme, contagiati e non, che fanno tornare la memoria a un passato indicibile.
Un altro governatore, anche lui alla guida di una regione importante, anche lui leghista, invece non ha aspettato Roma. Quando ha capito che l’emergenza richiedeva tempi rapidi ha fatto delle scelte, aiutato dal suo braccio destro, il virologo romano Andrea Crisanti. Il risultato? Il Veneto ha gestito l’epidemia in modo più efficace, come dimostra l’evidenza empirica.
“Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio”, canta De Gregori. Ecco, appunto.