Trump è evidentemente riuscito a parlare alla pancia delle persone soprattutto quelle con livelli di istruzione medio-bassi. Populismo? Sì, certo, c’è molto populismo nei concetti del presidente Usa. Ma non c’è solo questo. Ed è da qui che comincia la vera sconfitta dei democratici.
In realtà la maggioranza degli statunitensi considera Trump più vicino alla loro realtà quotidiana. Gli Stati Uniti non sono soltanto la California e New York, avamposti di innovazione (economica, politica e sociale). La prima economia al mondo è ancora largamente basata sul vecchio modello ‘fossile’. E il New Green Deal non scalda certo il cuore degli Stati (numerosi) dove ancora oggi il petrolio e le risorse minerarie costituiscono il cuore pulsante dell’industria. E quindi del lavoro.
Ecco allora che i democratici si sono troppo inborghesiti. Non sanno più capire (e quindi parlare) al ‘popolo’ che ha in parte riassorbito la vecchia classe media, cosa che invece riesce meglio ai repubblicani (loro sì perlopiù di estrazione borghese).
Intendiamoci, parlare ad esempio di rivoluzione verde è condivisibile, ampiamente condivisibile. Ma non è questa la carta vincente. L’errore è parlare solo di grandi progetti, riforme epocali (mancate; ad esempio quella sanitaria di Obama è riuscita solo in parte) e cambiamenti strutturali, dimenticando che la realtà delle persone è condita di quotidianità. E prima di arrivare all’agognato Eldorado bisognerà pure trovare un modo per traghettarsi al di là del fiume.
I democratici sembrano non aver capito come colmare questo gap. E la conseguenza, che poi diventa l’errore fatale, è tacciare Trump come populista. C’è dell’altro, che alla fine conta. Eccome. Ma l’imborghesimento dei democratici annebbia la vista e impedisce di apprezzare questo gap. Il Pd, nel nostro Paese, dovrebbe forse prendere appunti?