Una drastica riduzione del 50% degli spostamenti da una provincia ad un’altra e una riduzione rilevante degli incontri tra le persone. È il primo indicatore del cambiamento della mobilità e della socialità degli italiani (dopo i provvedimenti che hanno trasformato l’intero paese in una 'zona protetta' per il coronavirus) emerso da una ricerca realizzata dalla fondazione Isi, dalla società statunitense Cuebiq e dall’università di Torino.
Per tracciare i movimenti degli italiani i ricercatori hanno utilizzato la localizzazione di 170 mila smartphone, riuscendo a mappare in ciascuna provincia cosa è accaduto subito dopo il caso del paziente uno di Codogno e fino al 10 marzo. La ricerca ha monitorato in tempo reale, oltre ai movimenti tra le città, la media delle distanze percorse dalle persone e la vicinanza tra gli utenti.
Dopo la firma del decreto del 9 marzo che ha esteso all’intero Paese le restrizioni, il numero delle persone che non hanno lasciato la propria provincia è aumentato del 50% a livello nazionale - con punte del 100% a Lodi, Piacenza, Fermo e Vercelli - rispetto al periodo precedente l’epidemia. Anche gli incontri tra le persone sono diminuiti del 19% a livello nazionale dopo l’estensione della ‘zona protetta’ all’Italia.
La diminuzione più consistente degli spostamenti è stata registrata nella terza settimana dell’emergenza con una diminuzione compresa tra il 50-70%. Dati alti, ma non un blocco totale.