
I contribuenti con debiti residui da riscuotere, senza considerare eventuali coobbligati, sono circa 22,3 milioni, di cui circa 3,5 milioni persone giuridiche, e i restanti 18,8 milioni persone fisiche, di cui 2,9 milioni con un’attività economica. A riferirlo è stato il direttore dell’agenzia delle Entrate e agenzia delle Entrate Riscossione Vincenzo Carbone in audizione in commissione Finanze al Senato.
Carbone ha evidenziato che “dei circa 10 milioni di contribuenti destinatari ogni anno di cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento esecutivi, oltre il 77% risulta avere già avuto iscrizioni a ruolo nei 3 anni precedenti, con evidente recidiva sin dalla fase antecedente alla consegna del carico all’agente della riscossione”. Mentre il 60% è stato iscritto a ruolo in almeno 10 anni differenti.
Inoltre, circa l’87% del valore del magazzino (ossia gli importi non riscossi), che a fine gennaio ammontava a 1.279 miliardi, è riferibile a 1,32 milioni di contribuenti con debiti residui superiori a 100 mila euro. E circa il 43% dei 22,3 milioni di contribuenti presenta debiti residui inferiori a 1.000 euro, pari allo 0,2% del carico residuo complessivo.
A ciò si aggiunga che appena il 20% degli atti notificati annualmente viene regolarizzato nel periodo immediatamente successivo alla notifica, mentre un ulteriore 25% trova definizione nei successivi 4/5 anni, solo dopo l’avvio di procedure di recupero, ovvero a seguito di rateizzazione. Oltre il quinto anno successivo alla notifica gli atti che vengono regolarizzati assumono percentuali decrescenti e marginali.