Sono già migliaia eppure sono quasi invisibili. Nel senso che esercitano una professione ignota al grande pubblico ma centrale nel ciclo di vita di ogni prodotto digitale: sono i product manager. È quanto spiega a ‘quoted business’ insieme a Raffaele Colace, fondatore di 20tab, Luciano Castro, CEO di Castro&Partners, prima società di consulenza per Product Management, e un innovatore nel mondo digitale, colui che ha di fatto introdotto in Italia il cloud e la pec. Esperienze che sono valse la chiamata del ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao che, nell’ambito del PNRR, lo ha scelto come capo della missione che prevede lo stanziamento di un miliardo di euro per finanziare il passaggio al cloud di tutte le pubbliche amministrazioni locali. Un’impresa non facile da raggiungere visto che il loro numero complessivo è ragguardevole: oltre 12.500.
Da buon innovatore Castro ha giocato di anticipo e ha coinvolto colleghi e professionisti del settore digitale in un progetto ambizioso di rappresentanza, formazione e divulgazione. Ambizioso perché in una fase storica di cambiamenti a livello globale hanno saputo cogliere la sfida di normare e determinare una figura professionale come il product manager.
Castro, cosa si intende con Product Manager? “Il product manager è la figura che guida tutto il ciclo di vita di un prodotto digitale”, ha dichiarato Castro, “dall’idea di creazione al lancio sul mercato, fino all’opera di manutenzione: si tratta di una figura chiave a cui sono richieste competenze tecniche, gestionali, di management, di marketing. Sia le imprese che la pubblica amministrazione hanno compreso il valore e l’importanza del ruolo, ora la sfida è inquadrarla in un perimetro regolatorio, istituzionale e formativo che la renda indispensabile quando si parla di qualità ed efficacia di qualsivoglia prodotto digitale”.
È così nata ‘Product Manager Alliance’, la prima associazione italiana ed europea di product manager? “Sì. È nata poche settimane fa con questa ambizione”, prosegue Castro, presidente della PMA e fondatore insieme a Product Heroes, 20tab, STRTGY, e altri product manager leader nel settore. “Abbiamo le idee chiare su come andare avanti: presenteremo l’associazione all’evento organizzato a Roma il prossimo 25 giugno da 20tab, il Product Management Day, poi ne organizzeremo uno nostro con il mondo delle università, delle Istituzioni e delle imprese, in programma per novembre”.
Tra gli obiettivi, c’è anche quello di creare una piattaforma europea? “Si, vogliamo colmare un vuoto di mercato rilevabile ad oggi in ambito comunitario. La strada non sarà facile ma crediamo di riuscirci in tempi brevi”.
Colace, il product manager è dunque una figura strettamente connessa con l’innovazione, perché organizzare un evento, l’unico evento in Italia che parla a questo mondo? “Per farci ascoltare e conoscere. Per divulgare la nostra etica del lavoro e dello sviluppo di un approccio basato sul product management. L’obiettivo”, continua uno dei fondatori di 20Tab, “è più alto, se vogliamo dire, più nobile: creare un posto migliore dove poter lavorare, puntando su un’ottica un po’ meno mirata all’output e un po’ più all’outcome”.
Non parliamo solo di prodotto allora, ma anche di metodologia… “Assolutamente. L’obiettivo di questo importante appuntamento, oltre che dell’associazione, è anche quello di definire uno standard italiano riconoscibile, che porti una professione così centrale e così richiesta nel mercato digital ad essere identificata e valorizzata per quello che è realmente: il punto cardine intorno a cui si costruisce un’idea, la si rende funzionale, la si immette sul mercato… ed è vincente”, ha concluso Colace.
Castro, sempre pensando ai nodi dell’economia italiana, e in particolare alla disoccupazione giovanile e al fenomeno dei NEET, la Product Manager Alliance investirà tempo e risorse nella formazione dei giovani? “Sì, la PMA nasce anche con l’idea di formare esperti del settore e certificarne le competenze, con uno sguardo attento ai giovani, pilastro e futuro della nostra società. Per questo abbiamo pensato di coinvolgere le più grandi università italiane non solo in progetti di ricerca e master condivisi, ma nell’offerta di borse di studio che possano aprire le porte del mercato del lavoro a tanti ragazzi. Vogliamo che i giovani restino in Italia ad investire, a progettare, a sognare: solo così il Paese riparte e l’economia può tornare competitiva. Vogliamo, in altre parole, liberare un’energia che ora è sprecata: la creatività. Non possiamo permetterci il lusso di perderla”.