Sarà capitato a molti, negli ultimi mesi, di incontrare sui social network la scritta G4z4, con il numero 4 che sostituisce la lettera ‘a’, per indicare Gaza. Oppure Isr@ele con la chiocciola al posto della lettera e gen0cidio con lo zero al posto della ‘o’ nei post di chi condanna la risposta di Tel Aviv agli attacchi del 7 ottobre. In Italia lo hanno fatto, ad esempio, forze politiche come Possibile e una rete televisiva come La7. Ma perché succede questo?
L’idea di fondo è che, riconoscendo i post in cui si parla di Israele e Palestina come polarizzanti, gli algoritmi ne limitino la diffusione. Meno si vedono, insomma, e meno si litiga tramite tastiera. È davvero così?
Secondo quanto riporta il Sole24Ore in merito all’analisi di circa 260mila post, quelli in cui sono state utilizzate le sequenze alfanumeriche al posto delle parole hanno avuto in media 116,77 interazioni ovvero reazioni e commenti, contro le 81,61 di quelle che invece utilizzavano le espressioni ‘tradizionali’. La differenza è di poco più del 30% di interazioni in meno per chi non ha utilizzato tecniche per ‘ingannare’ gli algoritmi.
Dunque, scrivere G4z4 a Isr@ele sollecita effettivamente il dibattito social in maniera maggiore che utilizzare Gaza ed Israele.