Keberte Tsegaye, poco più che trentenne, lavora come medico presso l'ospedale pubblico Alert ad Addis Abeba, in Etiopia. Slim Fendri, 50 anni, produce olio d'oliva nella valle tunisina di Meknassy. Quillinah, 12 anni, è una studentessa del Bethlehem Community Center in Kenya. Questi tre cittadini africani hanno un comune denominatore: sono utenti tecnologicamente avanzati.
Smartphone in mano, Keberte Tsegaye approfitta della pausa pranzo per seguire su Messenger lezioni di francese. Slim Fendri, pioniere di olio extra vergine biologico in Tunisia ha installato un impianto di irrigazione intelligente per risparmiare acqua. Quillinah utilizza l'app M-Shule ogni sera, dopo la lezione, per un programma di tutoraggio personalizzato che combina intelligenza artificiale, neuroscienza e psicologia cognitiva.
La tecnologia e la App hanno conquistato l’Africa, che risponde avviando migliaia di start-up innovative. Alcuni paesi, come Kenya, Nigeria e Sudafrica, sono andati avanti più di altri. Alla base di questo fermento gli smart-phone: 350 milioni di telefonini per una popolazione di 1,24 mld di persone. E le stime indicano il raddoppio a 700 mln entro il 2020. A favorire questo dilagante desiderio di connessione la discesa dei prezzi dei cellulari: calati da 80 a 30 dollari in soli due anni. Ma è tutt’altro che un desiderio voluttuario, in molte parti del continente il mobile è l'unico modo per comunicare e l'80% del continente abitato è ora coperto dalla rete.
Questa effervescenza tecnologica è resa possibile anche grazie al "cloud", il servizio di archiviazione dati che consente con poche centinaia di euro di intraprendere un progetto e svilupparlo rapidamente. Prima, invece, occorreva acquistare server e licenze per migliaia di dollari, creare modelli di intelligenza artificiale e testarli. D’ora in poi, l'unica barriera sarà la conoscenza.
La creatività africana non è sfuggita ad alcuni big della Silicon Valley. Tra questi, nel mese di giugno Google ha annunciato la creazione del suo primo centro di ricerca specializzato in alta tecnologia ad Accra, in Ghana, dove il gigante del web ha lanciato una “call” per ricercatori in "machine learning". Creerà occupazione altamente qualificata, in un continente che ha sete di sviluppo, ma prospetta anche un nuovo rischio: la cybercolonizzazione dell’Africa.