
I coltivatori ghaneani stanno abbandonando le fave di cacao per i lingotti d’oro, alimentando il boom dell’attività mineraria illegale, che ha devastato la produzione dell’ingrediente alimentare e ha contribuito a portare i prezzi mondiali del cioccolato ai massimi storici.
Negli ultimi due anni il prezzo del cacao scambiato alla borsa di New York è triplicato, ma i controlli sui prezzi in Ghana, il secondo produttore mondiale, hanno impedito che questi guadagni raggiungessero i coltivatori.
Per questo molti di loro stanno vendendo le fattorie a minatori illegali che hanno distrutto grandi aree e avvelenato buona parte delle riserve idriche del paese africano.
In Ghana e Costa d’Avorio, che insieme producono più della metà del cacao mondiale, i raccolti sono in calo dal 2020, danneggiati dalla crisi climatica, dalle epidemie e dalla cronica mancanza di investimenti.
La conseguente carenza globale di cacao ha ridotto i margini di guadagno dei produttori di cioccolato e ha spinto le aziende a lanciare sul mercato tavolette più piccole con nuove ricette che risparmiano sull’ingrediente.
A febbraio i dirigenti di due tra i principali produttori mondiali di cioccolato hanno avvertito che i consumi potrebbero rallentare a causa dei prezzi elevati.
Influenzati da questi timori, all’inizio di marzo i futures (contratti di compravendita con il pagamento differito a una data futura) scambiati a New York sul cacao sono crollati da 10.300 a 8.500 dollari, per poi risalire a novemila dollari con il rallentamento delle esportazioni della Costa d’Avorio.
La devastazione in corso in Ghana, il più grande produttore d’oro dell’Africa, è un esempio impressionante degli effetti a catena provocati dal prezzo record del metallo.
Molti intermediari lo comprano nel tentativo di proteggersi dalle turbolenze politiche e dalle minacce di dazi doganali del presidente statunitense Donald Trump.
Intanto in Ghana, nonostante le proteste del settore e degli ambientalisti, non è stato fatto niente di significativo per risolvere il problema.