Dopo una lunga e devastante siccità, negli ultimi mesi sul Kenya si sono abbattute delle piogge torrenziali che hanno causato gravi conseguenze, tra cui la morte di centinaia di persone.
Un rapporto dell’ong Human rights watch constata che il governo del Kenya non ha preso misure adeguate per evitare questi disastri, che hanno colpito maggiormente i quartieri poveri della capitale Nairobi, più fragili e congestionati, con costruzioni meno solide e servizi fognari e idraulici estremamente carenti.
Uno dei rischi è che ora tra le persone rimaste senza casa si diffondano malattie portate dall’acqua, come il colera e la diarrea. Ma non sono solo le ricadute sanitarie a preoccupare.
Come scrive Le Monde Afrique, “il trauma psicologico creato dalla violenza di questi eventi e il sentimento di vulnerabilità rispetto al futuro non sono adeguatamente presi in considerazione nella risposta ai disastri climatici”. Gli operatori umanitari intervistati dal quotidiano riconoscono che, con i pochi mezzi che hanno a disposizione, la priorità è “salvare i corpi, non gli spiriti”.
Tuttavia, questo “volto nascosto del cambiamento climatico preoccupa l’Organizzazione mondiale della sanità”, che in una nota del 2022 ha sottolineato “l’urgenza di prepararsi a prevenire i disturbi mentali legati alla crisi climatica”, come l’ansia, la depressione e le tendenze suicide.