Le aziende cinesi stanno consolidando un ruolo di primo piano in una produzione chiave per la transizione energetica del Vecchio Continente: le batterie. L’obiettivo di Pechino non è esportarle, ma produrle direttamente in Europa (soprattutto in Germania e Ungheria).
La notizia è rilevante a tal punto che nel 2022 quella in nuovi stabilimenti di batterie è diventata la prima voce degli investimenti diretti cinesi in Europa (l’Italia appare al momento esclusa da questa partita), secondo un rapporto dei think tank Merics e Rhodium Group.
Dietro alla scelta di investire massicciamente c’è non soltanto la volontà di conquistare il mercato europeo delle batterie (vendendole ai big continentali dell’automotive), ma anche quello delle auto, espandendo nel Vecchio Continente importanti case produttrici cinesi come Catl e Byd.
Le imprese cinesi, partite prima e aiutate dai sussidi del governo, sono leader globali nel comparto delle batterie. E faranno la parte da leone anche in Europa, garantendo il 20% della produzione continentale nel 2030. Un fatto è ormai certo: il percorso europeo verso l’auto verde non potrà prescindere da pezzi cinesi, anche ‘Made in Europe’.
Se nell’Ue la Cina trova la strada spianata, non può dirsi lo stesso per quanto riguarda la prima economia al mondo: con il loro maxi piano di incentivi ‘green’, gli Stati Uniti prevedono sconti per chi acquista auto elettriche purché non montino batterie cinesi.