I dati sulle emissioni dei gas di scarico delle auto sono stati manipolati. E anche i limiti previsti dalla legge su temperatura e umidità durante i test non sono stati rispettati.
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La rivelazione è un duro colpo agli sforzi di Nissan che sta tentando di riconquistare la fiducia dei clienti, dopo lo scandalo dello scorso anno quando il gruppo giapponese dovette ammettere di aver permesso a personale non qualificato di condurre controlli di qualità sulle proprie auto. Fu, così, costretto a richiamare 1,2 mln di veicoli.
Quello della seconda casa automobilistica nipponica non è, tuttavia, un caso isolato. Oltre al rivale nel mercato nazionale di Nissan, Subaru, che ha confessato ad aprile di aver falsificato alcuni dati sulle auto, sono numerose le aziende giapponesi ad aver manomesso le informazioni sulle caratteristiche dei prodotti nel corso dell'ultimo anno, macchiando la reputazione di un modello di produzione basato su efficienza e qualità.
Tutto cominciò con il grande gruppo siderurgico, Kobe Steel - fornitore di parti in acciaio ai produttori di automobili, aerei e treni in tutto il mondo - che ammise lo scorso anno di aver fornito prodotti con dati manipolati a circa 500 clienti.