
Pubblichiamo alcuni passaggi di un articolo pubblicato su ‘La Stampa’ e firmato da Viet Thanh Nguyen
L’amministrazione Trump sta modificando le politiche di lunga data degli Usa nei confronti dell’Europa, e in Europa c’è chi prova un senso di tradimento, oltre che di choc e di incredulità. È una sensazione comune ad almeno la metà degli americani, e io sono fra questi.
Dobbiamo però tenere a mente che questo tradimento dei principi americani non è nuovo, anzi si è verificato a ripetizione nella storia degli Stati Uniti.
Un’altra non-novità è la propensione degli Usa a tradire i loro alleati. Essa risale agli albori della colonizzazione europea dei territori poi divenuti gli Stati Uniti d’America. I popoli indigeni che stabilirono rapporti amichevoli con i coloni europei, o che trattarono con loro, finirono poi con il perdere quasi tutte se non tutte le loro terre; e i coloni e gli americani non esitarono a rimangiarsi gli accordi conclusi con le popolazioni indigene.
Del resto, i principi fondativi degli Stati Uniti in fatto di libertà, di democrazia e di uguaglianza – i quali, insieme alle sconfinate opportunità economiche, alimentano gli ideali mitologici del ‘sogno americano’ e dell’eccezionalismo americano – non erano certo a disposizione di tutti (basti pensare, ad esempio, al diritto di voro negato alle donne fino al 1920 e ai neri, ndr).
Europei e americani, invece, si sono sempre risparmiati gli uni con gli altri, per riservarlo esclusivamente ai popoli colonizzati. Ma ora il vero tradimento è proprio quello perpetrato ai danni dei bianchi.
Insomma gli europei hanno ogni diritto di sentirsi traditi, vedendosi messi di fronte a un possibile nuovo ordine mondiale dettato da Washington. Tuttavia farebbero bene a non dimenticare che loro stessi hanno già imposto quell’ordine a tanti altri, per tutta la durata della storia coloniale di conquista, estrazione e sfruttamento che ha permesso all’Europa di arricchirsi.