La portavoce del ministero degli Esteri della Federazione Russa Maria Zakharova ha bollato la sospensione delle licenze di trasmissione di sei canali televisivi in lingua russa nella Repubblica Moldova (che conta 3,5 milioni di abitanti) come “un atto di censura politica senza precedenti”, aggiungendo che il piccolo paese “priva intenzionalmente milioni di residenti di lingua russa delle fonti alternative di notizie”. La risposta seccata è giunta direttamente dalla presidente europeista della Moldavia Maia Sandu: “Non voglio sentire lezioni di democrazia da coloro che non hanno nulla in comune con essa”.
Intanto, si stemperano le preoccupazioni suscitate dalle dichiarazioni del capo dell’intelligence moldava (Sis) Alexandru Musteață: “La domanda non è se la Federazione Russa lancerà una nuova offensiva verso il territorio della Moldova, ma quando ciò accadrà. All’inizio dell’anno – gennaio, febbraio – o successivamente – marzo, aprile. Dalle informazioni in nostro possesso, la Russia intende spingersi oltre per creare un corridoio con la regione della Transnistria (una striscia di terra al confine con l’Ucraina occupata da Mosca, ndr), che è territorio della Moldova”.
Gli stessi organi di comunicazione del Sis hanno ridimensionato le parole del direttore, specificando che si tratta solo di uno scenario fra tanti. E, pur offrendo sostegno in caso di attacco russo, il ministro degli Esteri della Romania Bogdan Aurescu in visita a Chişinău è stato rassicurante: “Non disponiamo di informazioni su rischi di questo tipo contro la Repubblica di Moldova”.
