Due settimane dopo la vittoria di stretta misura del “sì” in un referendum sull’adesione all’Unione europea, la presidente uscente filoeuropea Maia Sandu ha vinto il secondo turno delle presidenziali del 3 novembre.Secondo i risultati quasi definitivi pubblicati dalla commissione elettorale, Sandu, 52 anni, ha ottenuto il 54,9% dei voti, contro il 45% del filorusso Alexandr Stoianoglo, 57 anni.
Come nel caso delle recenti elezioni legislative in Georgia, un’altra ex repubblica sovietica, la Russia è stata accusata di aver interferito nel processo elettorale, anche se il Cremlino ha smentito. A differenza della Georgia, però, in Moldova il risultato è stato favorevole al campo filoeuropeo.
Resta il fatto che le due anime della Moldavia, quella russa e quella rumena (i più anziani e i meno abbienti auspicano un rafforzamento delle relazioni con Mosca, i giovani e le classi sociali più elevate guardano a Bruxelles e sognano un ingresso nella Ue), si contraddicono su tutto, ma convergono su un punto: la difficoltà che incontrerà Sandu nella gestione politica di una vittoria ottenuta con margini così esigui in un piccolo Paese, di 3,5 milioni di abitanti, il più povero d’Europa.
Dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, le relazioni tra Chisinau (la capitale del piccolo Stato) e Mosca si sono inasprite, in ragione della richiesta moldava di aderire all’Unione europea. Che però appare ben più lontana di quel 2030, ovvero l’anno prefissato per l’adesione, visto che ad oggi non è in grado di garantire neanche la certezza dei confini per la guerra in Ucraina, che con la Moldavia confina, e per la Transnistria, la regione autoproclamata indipendente.