Per la prima volta dall’inizio dell’aggressione dell’Ucraina, l’Unione Europea ha proposto di sanzionare le società cinesi per il sostegno accordato alla macchina da guerra russa.
Lo ha riportato il Financial Times (notizia poi confermata anche da Ursula von der Leyen), secondo cui la mossa irriterebbe Pechino, ansiosa di impedire che l’Ue si schieri con Washington nella lotta per l’influenza globale.
Sette aziende cinesi, in particolare, sono finite nel mirino per la vendita di attrezzature utilizzabili negli armamenti e, di conseguenza, nell’elenco di un pacchetto di sanzioni che sarà discusso dai Paesi membri dell’Ue nei prossimi giorni. Alcune società sono già state colpite da misure ad hoc messe a punto dagli Stati Uniti.
Così, dopo aver preso di mira diversi settori dell'economia russa con dieci pacchetti di sanzioni, l’Ue si prepara a entrare in una nuova fase per colpire (attraverso le cosiddette sanzioni secondarie) i Paesi terzi che sostengono Mosca. A partire dalla Cina, che si è già detta pronta a reagire per “tutelare i propri interessi”.
L’Ue è, inoltre, pronta a tagliare le relazioni commerciali con tutti quei Paesi che stanno aiutando la Russia a eludere le misure restrittive, partecipando a triangolazioni per consentire il flusso di merci europee il cui export verso Mosca è bloccato. In questo caso nel mirino ci sono Paesi come Emirati Arabi Uniti, Armenia, Kazakistan, e Turchia.
Ma l’Unione è in grado di reggere l’onda d’urto di uno scontro commerciale con Pechino in un contesto nel quale ad esempio il principale partner commerciale della locomotiva d’Europa è proprio la Cina? E a chi conviene davvero un simile scontro?