Gli immigrati e gli stranieri naturalizzati contribuiscono di più alla fiscalità generale di quanto ricevono in beni e servizi se paragonati ai cittadini nati nel Paese. Ovviamente, si tratta di un valore medio che emerge dai dati Ocse.
Secondo l’Organizzazione con sede a Parigi, il fenomeno è misurabile attraverso un indice che valuta il contributo fiscale netto di un individuo. Se l’indicatore supera l’unità, significa che il cittadino versa contributi per un valore superiore alla spesa che lo Stato eroga a suo favore.
Nei Paesi del Sud Europa, così come nel Regno Unito e negli Stati Uniti, il contributo dei migranti e degli stranieri naturalizzati, calcolato come media nel periodo 2006-2018, è stato nettamente superiore a quello dei cittadini nati in ciascuno dei Paesi osservati. In Italia, l’indice fiscale associato ai primi è pari a 2,52 per cento, mentre il dato per i secondi (i nativi) si ferma a 1,34.
Nel resto dei Paesi, le differenze sono minime o nulle. In Germania, l’indice fiscale per i migranti e i naturalizzati è arrivato all’1,36 per cento, di poco inferiore a quello dei nativi (1,38). In Francia, gli indici si sono attestati rispettivamente all’1,24 e all’1,29 per cento.