“Io darei carta bianca ai russi per lasciargli fare quel cavolo che vogliono”. La frase di Donald Trump, che lascerebbe la Nato in balia del Cremlino, è stata riportata da quasi tutti i media domestici ed esteri. D’altronde, il capo del governo statunitense è anche comandante in capo delle forze armate, soprattutto di quella marina sotto la protezione della quale la globalizzazione post-bellica è stata edificata.
Era forse inevitabile che i primi vagiti del mondo post-americano avvenissero in un quadro apparentemente sorprendente. Se i democratici — prima con Obama, poi con Biden — cercano vie più ragionate all’alleggerimento dell’engagement americano nel mondo, Trump non ha dubbi: “Chi nella Nato (e sono obiettivamente tanti 20 Paesi su 31, ndr) non investe almeno il 2 per cento nelle spese militari è delinquente”.
Il tycoon ha portato alla Casa Bianca le logiche, e il linguaggio, delle sue due professioni, il palazzinaro di New York e il personaggio tv da reality. Un folklore che si ritrova in molte altre dichiarazioni. Gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo? “Li cancellerò, d’ora in poi solo prestiti agevolati”. L’odio per la Nato e gli insulti che rivolse all’allora cancelliera tedesca: “Mi devi mille miliardi di dollari, la Germania ruba”, le disse al momento di accoglierla nello studio ovale.
Al netto degli aspetti folkloristici siamo sicuri che le differenze tra Biden e Trump siano poi così nette, soprattutto in riferimento al ruolo degli Stati Uniti nel mondo? Il disimpegno americano sembra ormai avviato da anni…