Secondo il report dello Stockholm international peace research institute (Sipri), il volume globale del commercio di armi, comprensivo di importazioni ed esportazioni, è lievemente diminuito tra il quinquennio 2014-2018 e quello 2019-2023 (-3,3 per cento). Nonostante il volume dei trasferimenti non abbia subìto ampie variazioni, da un periodo all’altro è cambiata in modo notevole la quota di armi esportate e importate da ogni Stato.
Tra i maggiori esportatori di armi degli ultimi cinque anni ci sono gli Stati Uniti, con una quota del 42 per cento sul totale. Si confermano così al primo posto anche nell’ultimo quinquennio, con una quota molto più alta rispetto a quello precedente (34 per cento).
Francia e Russia sono rispettivamente al secondo e terzo posto, con una quota identica, nell’ultimo quinquennio (11 per cento). Tuttavia, la Francia ha visto quasi raddoppiare la sua quota (+47 per cento tra il 2014-2018 e il 2019-2023), che l’ha portata al secondo posto in classifica; per la Russia si è invece dimezzata (-53 per cento).
L’Italia è il paese che ha aumentato più di tutti le esportazioni di armi tra un periodo e l’altro (+86 per cento), passando dal 2,2 al 4,3 per cento sul totale.
I paesi che maggiormente importano armi sono quasi tutti situati in Asia, Oceania e Medio oriente. Ai primi tre posti ci sono India, Arabia Saudita e Qatar, con quote rispettivamente del 9,8, 8,4 e 7,6 per cento. Al quarto posto si trova l’Ucraina, che ha visto crescere esponenzialmente le sue importazioni di armi da un quinquennio all’altro a causa dell’inizio della guerra nel 2022: la sua quota è passata dallo 0,1 al 4,9 per cento.