A breve la Commissione europea chiuderà l’indagine cominciata a settembre sui sussidi che la Cina garantisce al settore delle auto. Ma, paradossalmente, i più preoccupati del risultato sono proprio i grandi produttori europei del settore automotive, che l’indagine si pone l’obiettivo di proteggere.
L’amministratore delegato di Mercedes-Benz, Ola Källenius, è arrivato persino a chiedere la riduzione dei dazi europei sulle auto cinesi (che attualmente sono al 10 per cento), perché l’indagine promossa dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, rischia di danneggiare il settore invece di tutelarlo.
D’altronde, nell’ottica del Ceo della casa automobilistica tedesca, tagliare i legami con la Cina sarebbe “impensabile per quasi tutta l’industria tedesca”, mentre la più grande economia europea è alle prese con la sua profonda dipendenza da Pechino. Una separazione “impossibile e non desiderabile”, secondo Källenius. Anche perché Pechino è ad oggi il principale partner commerciale di Berlino.
Il problema non riguarda solo la locomotiva europea, ora in difficoltà. “I principali attori dell’economia globale, ovvero Europa, Stati Uniti e Cina, sono così strettamente intrecciati che il disimpegno dalla Cina non ha senso”, osserva l’ad di Mercedes-Benz che aggiunge: in gioco ci sono “vantaggi per la crescita economica e la protezione del clima, non di conflitti”.