Quali paesi forniscono armi a Israele? E perché gli Stati Uniti continuano a inviarle?

Gli Stati Uniti, che hanno con il paese mediorientale un ‘legame speciale’, garantiscono circa il 68 per cento dei sistemi d’arma importati da Israele

Quali paesi forniscono armi a Israele?

La crescente pressione sugli alleati di Israele affinché interrompano le forniture di armi ha raggiunto il punto di ebollizione dopo l’attacco della scorsa settimana contro un convoglio della World Central Kitchen a Gaza, che ha ucciso sette operatori umanitari.

Tuttavia, nonostante la sollecitazione per un cessate il fuoco immediato e l’avvertimento sulla possibile perdita del sostegno americano, Joe Biden finora si è rifiutato di condizionare le forniture di armi al futuro comportamento israeliano.

Ma quali paesi stanno attualmente fornendo armamenti a Israele? Gli Stati Uniti sono in testa alla classifica con circa il 68 per cento dei sistemi d’arma importati da Israele. Segue la Germania (con circa il 30 per cento) e un gruppetto di tre paesi (Gran Bretagna, Italia e Australia), anche se Penny Wong, ministro degli Affari esteri australiano, ha negato di aver fornito armi quantomeno dall’inizio del conflitto di Gaza.

Allo stesso tempo, Canada, Paesi Bassi, Giappone, Spagna e Belgio hanno annunciato che smetteranno di spedire armi a Israele. In Danimarca è pendente una causa giudiziaria che potrebbe portare il governo a sospendere l’export di parti degli F35 negli Stati Uniti, visto che poi Washington vende i velivoli finiti a Israele.

Complessivamente, gli Stati Uniti forniscono circa 3,8 miliardi di dollari all’anno in aiuto militare a Israele, un importo che è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi dieci anni.

Tuttavia, quella cifra da sola difficilmente spiega la complessità della relazione. Israele è stato il maggior beneficiario del sostegno finanziario americano a un paese straniero dalla Seconda guerra mondiale, ricevendo fino al 2023 una somma cumulativa di 158 miliardi di dollari (cifra rivalutata a prezzi correnti adeguati all’inflazione).

Numeri talmente rilevanti da aver consentito a Israele di sviluppare la propria industria degli armamenti, facendolo diventare uno dei maggiori esportatori di armi al mondo. A tal punto che, nel 2019, lo stesso esercito americano ha acquistato 1,5 miliardi di dollari di attrezzature militari di fabbricazione israeliana.

Le aziende israeliane hanno aperto alcune filiali negli Stati Uniti, con l’obiettivo di fabbricare direttamente sul suolo americano i sistemi d’arma originariamente sviluppati in Israele, in un contesto di aumento delle partnership tra le società di difesa dei due paesi.

Ma l’aspetto forse più rilevante è un altro: il cosiddetto “vantaggio militare qualitativo”, un principio inteso ad assicurare a Israele un vantaggio permanente in termini di armamenti rispetto ai suoi vicini.

Si tratta di un principio risalente alla guerra dello Yom Kippur dell’ottobre 1973, secondo cui ogni volta che gli Stati Uniti vendono importanti sistemi d’arma ad altri paesi del Medio Oriente, forniscono a Israele una sorta di compensazione tecnologica. Oppure, nei casi in cui sia Israele che uno stato arabo ricevono la stessa tecnologia dagli Stati Uniti, al primo viene data una versione più avanzata o la possibilità di personalizzare il sistema americano.

È anche per questi motivi che l’eventuale revisione dei rapporti o persino la rottura definitiva con Israele è per Washington una scelta difficile.

Fonte
quotedbusiness.com è una testata indipendente nata nel 2018 che guarda in particolare all'economia internazionale. Ma la libera informazione ha un costo, che non è sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità. Se apprezzi i nostri contenuti, il tuo aiuto, anche piccolo e senza vincolo, contribuirà a garantire l'indipendenza di quotedbusiness.com e farà la differenza per un'informazione di qualità. 'qb' sei anche tu. Grazie per il supporto

Indicatori

Scopri la sezione Indicatori

(opzionale)
Paesi
www.quotedbusiness.com