La casa - il nostro pianeta - sta bruciando ma non siamo ancora usciti per spegnere l’incendio. E non c’è solo il riscaldamento globale, nelle tre “distorsioni” sulle quali è fondata l’attuale struttura economica globale. Ci sono anche la concentrazione eccessiva di ricchezza e uno sviluppo tecnologico che tende a sostituire l’essere umano con le macchine. La risposta è fondare una nuova macchina economica globale, che funzioni per tutti.
È in sintesi il contesto disegnato da Muhammad Yunus Premio Nobel per la Pace 2006 e fondatore di Grameen Bank. Per l’imprenditore e banchiere, pioniere sui temi del microcredito e della microfinanza, non basta infatti “riprogettare” la macchina economica globale che ci spinge a inquinare sempre di più il pianeta, a concentrare il reddito in modo troppo disuguale, con miliardi di persone in basso e una manciata di individui con tutta la ricchezza e in cui gli umani diventano robot per il profitto.
Occorre rifondarla completamente, creando una “nuova civiltà” dove riscoprire noi stessi come esseri umani, la condivisione e cura dell’altro. E non è una questione di Occidente ricco contro sud globale. “Siamo tutti accomunati dalla massimizzazione del profitto e delle sue distorsioni. Non c’è Pil corretto e Pil sbagliato, il sistema è unico. Bisogna invece ‘distruggere’ uno ad uno gli errori che caratterizzano l’attuale macchina e fondarne una nuova”, aggiunge il Nobel.
“Una nuova civiltà” – nell’ottica di Yunus - non più autodistruttiva e basata sulla massimizzazione del profitto, ma sui “tre zero”: zero emissioni inquinanti e alternanti del clima, zero concentrazione di ricchezza, zero disoccupazione. Anche attraverso il ruolo positivo dell’impresa sociale, l’apporto di una finanza che conceda risorse a tutti, e non solo a chi ne ha già, liberando le energie imprenditoriali individuali, e con il ruolo fondamentale dei giovani.