Cambiamenti climatici: i pesci migrano verso acque più fredde e innescano guerre commerciali

Entro la fine del secolo lo spostamento che sarà lento ma costante: 70 chilometri per decennio, in media, secondo l’analisi di un team internazionale di scienziati marini ed ecologisti

I pesci migrano per il clima e innescano guerre commerciali

I cambiamenti climatici influiscono sulla fauna marina: entro la fine del secolo molti pesci lasceranno le acque territoriali, dove vivono innescando conflitti tra i paesi che basano parte della propria economia sulla loro cattura. Nell’Unione europea l’assegnazione delle quote di pesca per ciascuna nazione viene calcolata in base alle serie storiche delle tonnellate catturate in precedenza. Le migrazioni di specie sono un’incognita che non viene messa in conto. Lo spostamento dei pesci sarà lento ma costante: 70 chilometri per decennio, in media, secondo l’analisi di un team internazionale di scienziati marini ed ecologisti pubblicato sulla rivista Science.

Dove andranno i pesci?

Lo studio ha incrociato le 892 specie sfruttate commercialmente con i dati su 261 zone economiche esclusive (Zee): prendendo come riferimento il periodo 1950-2014 si nota che, in tutto il mondo, dal 23% al 35% delle Zee potrebbero ricevere nuove popolazioni di pesci o crostacei che varcheranno i confini a causa del cambiamento del clima entro il 2090-2100.

Chi ci guadagna?

La maggior parte dei paesi dovrebbe ottenere tra l’1% e il 30% delle loro catture da questa fauna “migratoria” entro il 2100. La distribuzione futura sarà diseguale e le più favorite dovrebbero essere le zone di pesca condivise in Antartico, mentre i pesci autoctoni dei tropici lasceranno le loro acque calde. Ma non ci sarà un ricambio, ovvero non arriveranno nuovi pesci.

Il declino del Mediterraneo

Le risorse ittiche del Mar Mediterraneo si stanno assottigliando, perché l’inquinamento e il cambiamento climatico stanno influenzando la capacità del pesce di riprodursi. E il sovrasfruttamento peggiora la situazione: solo due specie sono soggette alle quote comunitarie, il tonno rosso dal 2006 e il pesce spada dall’anno scorso, visto che negli ultimi 30 anni la loro popolazione si è ridotta del 70%. Ma notoriamente anche il nasello e la triglia sono a rischio.

Guerre commerciali

Ci sono alcuni precedenti storici di “pesci migratori” che hanno scatenato vere e proprie guerre commerciali: negli anni 2000 le aringhe si spostarono massicciamente dalle acque della Norvegia verso le Isole Faer Oer, provocando uno scontro durato sette anni. Un altro esempio è quello del salmone del Pacifico, che migrando dal Canada agli Stati Uniti, causò sei anni di tensione. Quando uno stock ittico si trova a cavallo di due Zee raddoppia il rischio che sia sovrasfruttato: secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 nessun paese dovrebbe poterlo fare, ma i cambiamenti in atto invitano a ricercare nuove soluzioni per normare il fenomeno.

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