Il Papa in Iraq contro i potenti della terra

È suo il vero patto di Abramo che in Iraq ha stretto con Ali Sistani, con tutti gli iracheni e anche con noi: stop alle guerre, alle armi, basta all’intolleranza. In poche ore Bergoglio in Medio Oriente ha fatto più di chiunque altro in un secolo di guerre e massacri

Il Papa in Iraq contro i potenti della terra

Cos’è il coraggio di cambiare il mondo? È quello di Bergoglio che in direzione ostinata e contraria, quando tutti lo sconsigliavano dall’andare in Iraq, ha sfidato i consigli più ipocriti, degli Stati Uniti e dei venditori di morte occidentali. Fischieranno le orecchie a Biden, Macron, Netanyahu, e magari pure al mandante dell’omicidio di Jamal Khashoggi, il saudita Mohammed bin Salman – che in Yemen ha usato anche le bombe italiane – e molti altri dei cosiddetti potenti della terra. Perché il Papa sta portando a casa un risultato straordinario: loro, i potenti, hanno arsenali pieni ma poche idee che funzionano per una pace autentica.

È suo il vero patto di Abramo che in Iraq ha stretto con Ali Sistani, con tutti gli iracheni e anche con noi: basta guerre, basta armi, basta intolleranza. In poche ore Bergoglio in Medio Oriente ha già fatto più di chiunque altro in un secolo di guerre e massacri, di falsi accordi e di pacificazioni effimere. Il Pontefice è riuscito a instaurare un clima mai visto in questo Paese che ha vissuto 40 anni di guerre, di morte, di sopraffazione dei più deboli e vulnerabili.

Bergoglio ha ringraziato Sistani (nessuno dei capi occidentali lo aveva mai incontrato in questi decenni) perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza ha levato la sua voce in difesa dei perseguitati. Sistani ha affermato che le autorità religiose hanno un ruolo nella protezione dei cristiani iracheni che dovrebbero vivere in pace e godere degli stessi diritti degli altri iracheni. Un passo importante per il dialogo interreligioso ma soprattutto per la pacificazione tra tutte le componenti della società irachena, dalla maggioranza sciita irachena (60%) ai sunniti (35%), dai cristiani agli yazidi, dagli arabi ai curdi.

Il suo patto di Abramo vale, almeno moralmente, assai di più di quello tra Israele e le monarchie del Golfo voluto da Trump e ora caldeggiato da Biden: quello non è un accordo per la pace e la composizione dei conflitti ma contro l’Iran e tutti i popoli della regione che non si arrendono alla violenza e ai soprusi, alla legge del più forte, di chi ha più armi, più soldi, più tecnologia. Il patto di Abramo degli Stati Uniti è un accordo che divide tra buoni e cattivi. I buoni sono gli alleati dell’Occidente e i maggiori clienti di armamenti degli Stati uniti, i cattivi coloro che non si arrendono all’ingiustizia e al doppio standard applicato da Washington e dall’occidente ai popoli della regione.

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