Joe Biden usa un po’ di bastone e un po’ di carota con Vladimir Putin. Dopo avergli dato del “killer”, gli ha proposto un summit in un Paese terzo salvo poi annunciare nuove misure contro la Russia per le sue interferenze nelle presidenziali a favore di Donald Trump e per il cyber attacco SolarWinds che ha hackerato numerose agenzie governative e società private: 32 tra individui ed entità russi legati al governo e all’intelligence sono stati sanzionati, mentre dieci diplomatici di Mosca, in gran parte identificati come 007, sono stati cacciati dall’ambasciata a Washington.
“Non possiamo permettere a Stati stranieri di interferire nella nostra democrazia, e sono pronto a prendere ulteriori azioni contro la Russia se continuerà a farlo”: lo ha detto Joe Biden commentando le ultime sanzioni contro Mosca varate dalla sua amministrazione.
Gli Usa - insieme a Ue, Gran Bretagna, Canada e Australia - hanno sanzionato anche 8 individui ed entità legati all’occupazione russa in Crimea.
Si tratta delle prime espulsioni e del secondo round di sanzioni dell’esecutivo Biden contro Mosca, dopo quelle per l’avvelenamento e l’arresto dell’oppositore Alexei Navalny. Ma questa volta c’è dell’altro.
Firmando un ordine esecutivo nel quale definisce le attività destabilizzanti russe come una “minaccia inusuale e straordinaria alla sicurezza nazionale, alla politica estera e all’economia degli Stati Uniti”, il presidente Usa ha colpito anche il debito sovrano russo, vietando alle istituzioni finanziarie americane di acquistare direttamente bond emessi da Mosca e riservandosi il diritto di allargare questo tipo di sanzioni se persisteranno le attività destabilizzanti del Cremlino.
Una mossa che rischia di complicare la capacità russa di raccogliere denaro nei mercati finanziari internazionali, anche se l’80% dei 190 miliardi di dollari di titoli emessi entro fine anno sarà detenuto da investitori locali.
Resta il fatto che la pandemia e il calo del prezzo del petrolio, principale volano dell’economia russa, hanno reso Mosca più vulnerabile alle sanzioni finanziarie, benché la ripresa dell’oro nero nel primo trimestre del 2021 abbia consentito al bilancio federale di tornare in surplus.