Per la terza volta il governo guidato da Mario Draghi è ricorso alla golden power per bloccare un’acquisizione cinese nel nostro paese. Stavolta l’esecutivo italiano ha impedito la fusione tra la compagnia Zhejiang Jingsheng Mechanical e la branca hongkonghese della statunitense Applied Materials finalizzata all’acquisizione del ramo italiano di quest’ultima società. Applied Materials costruisce anche macchine per la lavorazione dei semiconduttori e di altri componenti ad alto contenuto tecnologico.
Gli obiettivi che hanno determinato il provvedimento del governo Draghi sono sostanzialmente due. Da un lato, impedire il trasferimento di conoscenza alla Cina in settori essenziali per la sicurezza nazionale. Dall’altro, dimostrare agli Stati Uniti che l’Italia è allineata alla strategia statunitense di contenimento tecnologico della Repubblica Popolare. Nel campo dei microchip, Pechino dipende ancora dai brevetti made in Usa e dalla capacità produttiva della taiwanese Tsmc. Investe, pertanto, nelle aziende nazionali e tenta di acquisire quelle straniere.
Nel 2021, le tensioni tra Italia e Repubblica Popolare sono aumentate. Lo scorso mese, Roma ha bloccato la vendita del produttore di semi vegetali Verisem all’azienda cinese Syngenta. Precedentemente Palazzo Chigi ha vietato la cessione della compagnia Lpe (basata a Baranzate) a Shenzhen Invenland Holdings. Lpe opera nel campo dei semiconduttori e ha tra i propri clienti diverse società europee, inclusa la italo-francese StMicroelectronics.
Il governo guidato da Draghi ha anche adottato misure per arginare le operazioni cinesi sul territorio italiano nel campo del 5G. A ciò si aggiunga il fatto che nel 2019 le pressioni degli Usa hanno spinto l’Italia ad allentare la collaborazione spaziale con la Cina. Oggi le attività congiunte sono circoscritte ad ambiti perlopiù accademici.
Nel frattempo l’interscambio commerciale sino-italiano è aumentato rispetto allo scorso anno e l’adesione italiana alla Belt and Road Initiative (Bri) siglata nel 2019 è ancora in vigore. Eppure la necessità espressa da Draghi di riesaminare la Bri, i provvedimenti presi da Roma sul piano tecnologico e la maggiore attenzione nei confronti delle operazioni di influenza cinesi nella Penisola sottolineano l’aumento della distanza tra Italia e Cina.