La Casa Bianca ha chiesto all’industria dei chip statunitense di diversificare la propria catena di approvvigionamento, nel caso in cui la Russia limiti le esportazioni verso gli Stati Uniti di materiali come neon e palladio.
Un primo allarme è scattato nelle settimane scorse a seguito della pubblicazione di un rapporto, elaborato dalla società di consulenza statunitense Techcet, che evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da risorse di origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense arriva dalla Russia.
Numeri che hanno allarmato la Casa Bianca. Lo scorso 11 febbraio, di fronte a questa situazione, Washington è intervenuta prontamente. Peter Harrell, che fa parte del Consiglio di Sicurezza Nazionale, e il suo staff avrebbero discusso con i rappresentanti dell’industria dei chip, per analizzare la situazione ed esortare i diretti interessati a diversificare le proprie fonti.
In questo contesto, è interessante sottolineare che le forniture globali di chip sono già limitate e la domanda è in continuo aumento. Scontati dunque gli effetti inflattivi. I prezzi dei neon ad esempio sono aumentati del 600% a seguito dell’annessione della penisola di Crimea all’Ucraina da parte della Russia nel 2014, poiché le aziende di chip facevano affidamento sulle società ucraine.