Ecco alcuni passaggi dell’intervista rilasciata dall’economista Emiliano Brancaccio a ‘The Game – Radio Popolare’.
“Per interpretare la guerra in Ucraina rievocherei - in chiave aggiornata - la categoria dell’imperialismo, di Lenin e Hobson. Ciò significa, tra le altre cose, che l’ampliamento dello spazio capitalistico avviene di concerto con l’ampliamento dello spazio militare: le transazioni commerciali e finanziarie si muovono in concomitanza con i carri e i cannoni, le due cose si tengono logicamente insieme. Questa è una delle amare verità storiche che la categoria dell’imperialismo aiuta a disvelare.”
“Quella di Putin è dunque una guerra imperialista di aggressione, che in ultima istanza serve gli interessi delle oligarchie militar-industriali che lui rappresenta. Una guerra nel cuore d'Europa di cui i russi si assumono le responsabilità, oggi e per il futuro. Però, se usiamo la categoria dell’imperialismo, allora dobbiamo onestamente aggiungere che questa guerra imperialista è il correlato logico di un’altra forma di imperialismo, che è stato l’espansionismo Nato a Est, con ben 10 paesi dell’ex patto di Varsavia annessi e un allargamento dello spazio militare di oltre 1500 chilometri nell’arco di un trentennio, diciamo pure da Berlino a Tallin. Insomma, se usiamo la categoria dell’imperialismo, allora non possiamo ingenuamente interpretare questa catastrofe come se il tempo storico fosse iniziato la settimana scorsa.”
“Aggiungo che l’Ue, per come si sta comportando in queste ore, per bocca almeno della presidente von der Leyen, sembra ben lontana dall’esigenza di riesaminare le implicazioni dello storico espansionismo occidentale a Est. A me sembra che l’Ue si stia configurando come una sorta di ‘braccio economico’ della Nato. Questo non aiuta i concreti costruttori di pace.”
“Credo sia necessario tenersi alla larga dalla partigianeria guerrafondaia di queste ore. Credo pure, però, che nemmeno un pacifismo astratto aiuti realmente la pace. Piuttosto, penso che sarebbe urgente affiancare ai movimenti militari dei movimenti diplomatici. All’ammasso di cannoni e truppe ai confini, che sta avvenendo in queste ore anche da parte della Nato, i paesi occidentali più esposti dovrebbero battere un colpo diplomatico, con una dichiarazione storica: la fine dell’espansionismo Nato (e Ue) a Est. Solo su queste basi si costruiscono i tavoli delle trattative e si aiutano concretamente i costruttori di pace. Prima che sia troppo tardi.”