Una delegazione di parlamentari statunitensi è tornata da una visita a Kiev con un messaggio: il governo deve fornire più armi all’Ucraina, il cui governo si dice disposto a un’intesa con i russi ma prima vuole riconquistare le terre perdute.
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno appena annunciato un nuovo pacchetto di armi, portando a 8,2 i miliardi di dollari spesi per rifornire gli ucraini. Dentro ci sono anche 4 nuovi Himars, i potenti sistemi di artiglieria a lunga gittata che con questo invio passano da 12 a 16.
Il punto è che Kiev vorrebbe più Himars: 50 per fermare i russi e 100 per ricacciarli indietro. Tuttavia, se l’andamento dei combattimenti resterà questo, difficilmente Washington ne fornirà molti altri.
Per motivi numerici (scarseggiano le munizioni) e geopolitici. L’amministrazione Biden non vuole dare l’impressione di superare la sottile soglia tra difendere l’Ucraina e attaccare la Russia.
L’atteggiamento prudente del governo statunitense mira a mutare i calcoli di Putin piuttosto che a sconfiggerlo sul campo, mentre dal punto di vista degli ucraini ricevere più armi statunitensi significa avere l’avallo di Washington a proseguire la guerra.
Intanto Mosca ha ampliato i propri obiettivi, sia territoriali (annessione del sud) sia politici (cambio di regime a Kiev), legittimandoli proprio con la fornitura degli Himars.
Suona dunque non troppo distante dalla realtà una frase del repubblicano e veterano Mike Waltz di ritorno dall’Ucraina: “Zelensky sente come se stesse perdendo lentamente. Come se l’amministrazione Biden lo stesse di fatto aiutando a giocare per il pareggio”.