La premier serba Ana Brnabic ha firmato venerdì primo novembre a Mosca un accordo di libero scambio fra il suo Paese e l’Unione economica euroasiatica, di cui fanno parte Federazione russa, Bielorussia, Armenia, Kazakhstan e Kirghizistan.
L’intesa apre l’export serbo (senza dazi) a un mercato potenziale di 185 milioni di consumatori. Le tariffe restano tuttavia in vigore per l’esportazione di automobili. In Serbia Fca produce la Fiat 500L nello stabilimento di Kragujevac.
Dopo la svolta a Est di Belgrado, la premier Brnabic ha rassicurato l’Ue, con la quale la Serbia ha in corso il negoziato di adesione, affermando che “nel momento in cui il suo paese entrerà nell’Ue l’accordo commerciale di libero scambio appena raggiunto con l’Unione euroasiatica sarà annullato”.
Nel frattempo rinsalda i rapporti, storicamente positivi, con la Russia. Come conferma il fatto che Belgrado non ha mai aderito alle sanzioni imposte dall’Unione europea a Mosca per la crisi ucraina, sebbene il 60% del totale dell’interscambio economico e commerciale della Serbia sia effettuato con l’Ue e nonostante le pressioni di Bruxelles.