Le ragioni di scambio di un Paese – o di un’area monetaria come l’Eurozona – sono date dal rapporto tra il prezzo delle esportazioni verso il resto del mondo e il prezzo delle importazioni.
Quando il prezzo delle importazioni sale più del prezzo delle esportazioni, il Paese perde reddito disponibile, anche a parità di Pil. Si tratta di quella che è stata definita una “tassa ineludibile” a favore dell’estero.
Nel 2022, la perdita per l’Eurozona è stata quasi del 4 per cento e, come noto, si è manifestata sotto forma di perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione.
L’Italia ha sofferto un po’ di più della media dell’Eurozona per via della maggiore dipendenza dalle importazioni di energia. Attualmente la situazione è tornata a una relativa normalità: sia perché i prezzi di quasi tutte le materie prime (non solo del gas) sono tornati al di sotto dei valori registrati prima dell’invasione dell’Ucraina, sia perché i prezzi delle esportazioni sono aumentati e hanno riequilibrato le ragioni di scambio.
Le bilance commerciali dell’Eurozona e dell’Italia sono così tornate in attivo. In conclusione, la tassa è stata ineludibile, ma per nostra fortuna è durata molto poco.