Fino a qualche mese fa nessuno avrebbe creduto alla possibilità di un attacco di Mosca contro Kiev, anche se in Ucraina una guerra è in realtà già in corso dal 2014. Ora che la Federazione ha annunciato un passo indietro, emerge un fatto nuovo: il semplice fatto che il mondo sia in tensione è una vittoria per Vladimir Putin e la chiusura dell’ambasciata degli Stati Uniti rafforza la convinzione del presidente russo di un’America che ha perso lo smalto della superpotenza.
Dal canto suo, Putin non ha bisogno di far scattare l’apocalisse per vincere la partita e vuole comunque evitare pesanti sanzioni. Il presidente russo potrebbe anche “congelare” il conflitto a proprio beneficio. Inoltre l’ipotesi di un riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, in Ucraina orientale, permetterebbe al Cremlino di inviare le truppe nella zona e bloccare l’adesione dell’Ucraina alla Nato.
Evidentemente Putin ha diverse carte in mano, mentre i suoi avversari rifiutano di farsi trascinare nel suo gioco. Questo significa che gli ucraini, alla fine dei conti, sono abbastanza soli da indurre Mosca ad avviare la ritirata delle truppe schierate lungo il confine con l’Ucraina (anche dal lato della Bielorussia).
Ma a negare questo scenario, quello del ritiro russo, c’è la Nato. “Abbiamo sentito segnali da Mosca su disponibilità a continuare sforzi diplomatici. Finora non abbiamo nessuna de-escalation o ritiro delle forze, al contrario pare che aumenti l’ammassamento” ha detto Jens Stoltenberg.
C’è dell’altro nelle parole del segretario generale dell’Alleanza Atlantica. “Sono i trenta Paesi alleati della Nato a decidere le adesioni, non è la Russia a decidere chi diventa membro – ha aggiunto Stoltenberg -. Si tratta di rispetto del diritto di ogni Paese di scegliere il suo percorso. Ed è uno dei principi della Nato.”
Intanto entra apertamente in scena anche Pechino. La Cina, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin accusa gli Stati Uniti di avere agitato la minaccia della guerra in Ucraina con un “grave impatto” sulla stabilità economica e sociale del Paese, e di avere diffuso, assieme all’Occidente, “false informazioni” sulla crisi.