Alla fine il governo Trudeau ha reagito. Il Canada applicherà a partire dal primo luglio dazi ritorsivi contro importazioni statunitensi per un valore di 16,6 miliardi di dollari.
Oltre ad acciaio e alluminio coinvolti numerosi altri prodotti, come ketchup, macchine da giardino e carte da gioco, ai quali verrà applicata un’addizionale del 10%. Il pacchetto è la risposta alle tariffe su acciaio e alluminio, rispettivamente, del 25 e del 10% inflitte dal primo giugno scorso dall’ex amico del cuore, gli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, il paese nord-americano ha deciso di sussidiare con 2 mld le imprese, in particolare dei comparti acciaio e alluminio, finite nel fuoco incrociato della guerra commerciale.
La rappresaglia di Ottawa è senza precedenti e va contro il suo più stretto alleato. Il ministro degli Esteri, Chrystia Freeland, spiega che il suo paese “non ha altra scelta che reagire con una risposta misurata ed è quello che stiamo facendo". Quella del Canada è una strategia “dollar-for-dollar”.
Adesso Ottawa attende una reazione, con la coscienza di chi sa che arriverà. In realtà, lo stesso Trump aveva già minacciato nei giorni scorsi di applicare dazi al settore automobilistico, cosa che potrebbe rivelarsi decisamente peggiore per l'economia canadese rispetto a quelli su acciaio e alluminio.
In compenso, la scelta di Trudeau potrebbe accelerare la risoluzione dello stallo in cui sono caduti i colloqui sul Nafta, l’accordo di libero scambio con Messico e, appunto, Canada. Anche perché il vero obiettivo di Trump è quello di impedire ai due paesi vicini di diventare la porta secondaria del Nord-America per i prodotti cinesi.
Ma ciò, anziché placare, aumenta il timore delle imprese che il trade-game finisca senza vincitori. Un esito con soli vinti danneggerebbe entrambe le economie, mettendo a rischio i posti di lavoro e aumentando, probabilmente, i prezzi al consumo. Una deblace.