L'obiettivo reale dei dazi imposti da Trump su acciaio e alluminio è il governo cinese, reo di aver promesso per anni, ma non mantenuto, di ridurre la produzione di acciaio in eccesso e in parte venduta negli Stati Uniti a prezzi agevolati.
Il presidente degli Stati uniti ha, quindi, deciso di agire. Ma qual è la sua effettiva strategia? Poiché le tariffe sono soggette ad una legge che si applica anche alla sicurezza nazionale sarà possibile non imporre i dazi sulle importazioni dagli alleati della Nato. In tal modo sarebbe facile esentare dalle tariffe commerciali paesi come Giappone e Corea del Sud, concentrandosi sulla Cina ed evitando il rischio di una guerra commerciale più ampia. L’amministrazione Usa non ha ancora detto che adotterà questa strategia, ma appare lo scenario più probabile.
La spiegazione, tuttavia, del comportamento di Trump è un’altra. Per gli Stati Uniti la questione commerciale più rilevante con la Cina riguarda i trasferimenti di tecnologia, ovvero il furto del know-how sviluppato dalle imprese statunitensi, non l'export cinese di acciaio e alluminio a prezzi competitivi. Attualmente le imprese degli Usa che vogliono fare affari in Cina sono spesso tenute a trasferire la loro tecnologia alle imprese locali come condizione per l’ingresso sul mercato, che vale 1,3 miliardi di persone. Come rifiutarlo?
Allora si capisce il senso della strategia trumpiana e i dazi su acciaio e alluminio. I negoziatori statunitensi useranno probabilmente la minaccia di imporre le tariffe ai produttori cinesi come un modo per convincere Xi Jinping ad abbandonare la politica dei trasferimenti di tecnologia. Se ciò accadrà e le imprese statunitensi potranno fare affari in Cina senza essere costrette a pagare un prezzo così alto in termini di cessione del know-how, la minaccia di imporre nuovi dazi o di aumentare quelli esistenti si sarà rivelata uno strumento di successo della politica commerciale.
La voce di quoted
Intanto si allunga la lista dei contrari alla politica commerciale attuata da Trump. "Il protezionismo è pernicioso e danneggiare gli scambi commerciali è negativo per l’economia e la gente". È il commento del direttore generale dell’Fmi. Christine Lagarde ha, poi, evidenziato come la storia mostri che le guerre commerciali non solo fanno male alla crescita, ma non si possono vincere. Ma l’amministrazione Trump tira dritto e insiste nel chiedere alla Cina di tagliare il suo surplus commerciale con gli Stati Uniti di 100 miliardi di dollari. Nel 2017 gli Usa hanno registrato un deficit commerciale record di 375 mld con la Cina, mentre quest’ultima ha evidenziato un avanzo commerciale con l'economia statunitense pari a 276 miliardi.