Se Donald Trump tornasse alla Casa Bianca, cosa potrebbe succedere all’Unione europea? Che l’Ue non piaccia al tycoon è infatti noto, nei suoi 4 anni da presidente lo ha evidenziato più volte (a parole e nei fatti). Il Vecchio continente non sembra avere scelta: se Washington molla l’Ue, l’unica cosa sensata che possono fare i 27 è guardare a Oriente. E, in particolare, alla Cina.
Quella Cina che negli anni è diventata il primo Paese per export nell’Ue (nel 2022 erano stati raggiunti i 627 miliardi di prodotti acquistati da Pechino), sebbene gli Stati Uniti abbiano provato a imporre alla stessa Unione un graduale sganciamento dalla Cina. Il cosiddetto “de-coupling”.
Il problema è che, dopo aver contribuito in modo sostanziale a recidere il legame politico e commerciale tra Europa e Russia (con il taglio delle forniture di gas a basso costo che hanno sostenuto per anni il successo dell’industria tedesca), Washington continua a chiedere la stessa distanza verso Pechino.
D’altronde, gli Stati Uniti, con il loro debito pubblico monstre, non hanno alternativa a quella di depotenziare il principale avversario sul piano economico per continuare ad esercitare la supremazia globale. E, in tal senso, rapporti ancora più stringenti tra Cina (che è ormai diventata altamente competitiva in molti settori, dall’alta tecnologia alla manifattura, dalle auto elettriche ai pannelli solari, ecc.) ed Ue metterebbero a rischio il raggiungimento dell’obiettivo fissato da Washington.
In estrema sintesi, gli Usa potrebbero ‘mollare’ l’Europa (senza dimenticare che gli Stati Uniti importano su base annua 509 miliardi di beni e servizi dall’Ue), ma pretendono che i 27 non si avvicinino di più a Pechino (e Mosca). L’Europa può ancora accettare tutto ciò (considerando che, in un’ottica di rapporti più freddi tra la prima economia al mondo e i 27, si ritroverebbe nella mani anche la patata bollente ucraina)?