Per due anni, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, gli Stati occidentali hanno provato a salvare il loro rapporto con i paesi del sud. Ma gli eventi brutali del 7 ottobre e la sproporzionata reazione di Israele hanno vanificato il tentativo. Tanto che oggi la rottura appare irreversibile. I paesi del sud hanno preso le parti degli abitanti della Striscia di Gaza che muoiono sotto le bombe israeliane ormai da tre mesi. Per decenni, d’altronde, gli occidentali hanno ignorato la questione palestinese.
Inoltre, gli Stati Uniti (oltre ad aver posto il veto sul cessate il fuoco per ben due volte all’Onu) continuano ad offrire ad Israele supporto militare (anche per assicurare l’equilibrio regionale limitando le aspirazioni iraniane e gli alleati libanesi e yemeniti di Teheran). Un comportamento che risulta tuttavia incoerente, agli occhi del resto del mondo, rispetto alle critiche statunitensi davanti alla strategia israeliana.
Gli Usa e, in generale, gli occidentali potrebbero riacquistare una minima credibilità soltanto parlando di due Stati (israeliano e palestinese). In tal senso, il cuore della questione più che Gaza è West Bank (Cisgiordania), dove la reale posta in gioco è la colonizzazione e la lotta per le terre (che solo nel 2023 ha causato circa 500 morti): è una questione (quella della Cisgiordania) che va risolta, perché non si può condannare l’espansionismo russo in Ucraina e al contempo tacere sulla colonizzazione di West Bank.