Lo storico israeliano Ilan Pappé non usa mezzi termini: secondo lui, il progetto che ha portato alla nascita di uno Stato ebraico in Palestina mostra segnali di profonda crisi. Ma cosa verrà dopo non è ancora chiaro. Ecco alcuni estratti del suo intervento pubblicato su New Left Review.
“L’attacco di Hamas del 7 ottobre può essere paragonato a un terremoto che colpisce un vecchio edificio. Le crepe già s’intravedevano, ma ora sono evidenti fin nelle fondamenta. A più di 120 anni dal suo inizio, il progetto sionista in Palestina – l’idea d’imporre uno stato ebraico in un paese arabo, islamico e mediorientale – rischia forse di crollare?”.
“Storicamente, il rovesciamento di uno stato può avere cause molti diverse. Può essere la conseguenza di attacchi costanti da paesi vicini o di una guerra civile cronica. Può risultare dal collasso delle istituzioni pubbliche, diventate incapaci di dare servizi ai cittadini. Spesso comincia come un lento processo di disintegrazione che poi accelera fino a che, in un breve periodo, abbatte strutture che un tempo sembravano solide e incrollabili”.
“Per oltre 56 anni, quello che è stato definito il processo di pace - un processo che non ha portato da nessuna parte - è stato in realtà una serie di iniziative americano-israeliane. Oggi, la pace deve essere sostituita dalla decolonizzazione e i palestinesi devono essere in grado di articolare la loro visione per la regione”.
Se ciò avvenisse “segnerebbe per la prima volta che il movimento palestinese assumerebbe la guida nell’enunciare le sue proposte per una Palestina postcoloniale e non sionista”.