Il record bellico del governo Scholz messo a segno nel 2023 di fatto annulla la promessa di Spd, Verdi e liberali (le tre forze politiche che reggono l’attuale governo tedesco) di ridurre drasticamente l’export di armi made in Germany. A svelarlo è l’interrogazione al Bundestag dell’ex deputata Linke, Sevim Dagdelen, ora nelle file del partito di Sahra Wagenknecht.
Dal 1 gennaio al 12 dicembre di quest’anno il governo cosiddetto semaforo ha approvato la vendita di armamenti all’estero per 11,7 miliardi di euro, come ha ammesso il ministro dell’Economia, Robert Habeck (Verdi).
E la sola guerra in Ucraina non appare in grado di giustificare la grandezza della cifra: all’esercito di Zelensky è finito appena un terzo delle esportazioni complessive della Germania cresciute nel frattempo del 25 per cento rispetto al 2022 e del 40 in riferimento a due anni fa.
Nella maggior parte dei casi i destinatari sono stati gli alleati della Nato o gli Stati che a Berlino godono di status militare equivalente, come il Giappone, l’Australia e la Corea del Sud. Ma spuntano le eccezioni a favore di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati, nonostante ufficialmente sussista lo stop all’export nei confronti di chi non rispetta i diritti umani. Oltre a Israele: lo Stato medio-orientale ha ricevuto forniture dieci volte superiori rispetto a quelle ricevute da Berlino nel 2022.