Ufficialmente doveva essere solo il prolungamento serale della riunione dell’esecutivo sullo stato dell’economia. Invece si è trasformata nella resa dei conti finale nella ‘coalizione semaforo’ che di fatto non esiste più dopo la decisione del cancelliere Olaf Scholz comunicata in diretta televisiva a reti unificate poco dopo le 21.30.
“Ho appena sollevato” dall’incarico il ministro delle Finanze, Christian Lindner, per incompatibilità della sua visione rispetto a quella del resto del governo” ha dichiarato il leader socialdemocratico. Stop, dunque, al ministro e segretario del partito liberale, pronto a scaricare sul Paese il piano lacrime e sangue basato unicamente sull’austerity finanziaria, lo smantellamento del welfare e la fine della svolta ecologica.
E la dichiarazione del leader della Spd significa di fatto fine del governo Scholz, anche se formalmente resta in piedi. Ad ammetterlo è lo stesso cancelliere pronto a “chiedere il voto di fiducia a gennaio”, la data sarebbe il 15, e in caso di insuccesso a dare il via libera alle elezioni anticipate al massimo entro la fine di marzo.
Una vera e propria implosione interna nel primo governo dell’Europa, caduto sul documento di programmazione economico-finanziaria di 18 pagine presentato da Lindner la settimana scorsa, respinto con forza da Spd e Verdi.
Se Lindner sta investendo nell’exit di Fdp dalla coalizione ‘semaforo’ per presentarsi come alleato di minoranza per la Cdu nel 2025 (ammesso che superi la soglia di sbarramento del 5% al Bundestag), Scholz di contro si dichiara pronto al faccia a faccia con il leader della Cdu Friedrich Merz, capo dell’opposizione e molto probabilmente prossimo cancelliere: “Cercherò il dialogo con lui quanto prima e gli proporrò una cooperazione costruttiva”.
Ma i conservatori sono molto avanti nei sondaggi e difficilmente accetteranno di allearsi con il partito di Scholz in un contesto in cui il partito di estrema destra AfD, che ha fatto grandi progressi nelle ultime elezioni, è in agguato.