Malé e Pechino hanno concluso il 5 marzo un’intesa in materia di difesa che prevede la fornitura di “assistenza militare gratis” da parte delle autorità cinesi. Lo Stato arcipelagico, tradizionalmente sotto influenza di Delhi, è al centro delle rotte marittime dell’Oceano Indiano, nevralgiche per i commerci e per la mobilità strategica tra Oriente e Occidente.
L’intesa militare sino-maldiviana è soltanto l’ultima di una serie di mosse del presidente delle Maldive Mohamed Muizzu, che dopo la sua elezione lo scorso settembre ha dato corso alla politica “India out” sbandierata in campagna elettorale in antitesi a quella “India first” del predecessore Ibrahim Mohamed Solih.
Muizzu ha disertato il Conclave di Colombo sulla sicurezza – di cui le Maldive sono Stato membro insieme con India, Sri Lanka, Mauritius – ed è stato il primo presidente maldiviano a non recarsi a Delhi come prima visita ufficiale all’estero, optando invece per la Turchia. Mentre per la sua prima visita di Stato ha scelto la Cina, impegnata ad ampliare la sua presenza e influenza nell’intorno marittimo dell’India. Muizzu ha anche raggiunto un’intesa con Delhi affinché quest’ultima rimpiazzi con personale civile i militari che operano i velivoli da ricognizione ceduti alle Maldive.
A gennaio il premier Modi si è a sua volta recato nelle isole Laccadive, contigue alle Maldive, esaltando il ruolo potenziale di meta turistica di massa. Infine, agli inizi di marzo la Marina indiana ha ufficializzato l’apertura di una seconda base navale proprio nelle isole Laccadive, altrettanto strategiche per il controllo delle vie di comunicazione oceaniche. Segno che la partita con la Cina non è ancora chiusa.