L’impennata dei prezzi energetici e il crollo dello yen hanno favorito l’aumento del deficit commerciale (export meno import) del Giappone che ha raggiunto un livello record nel 2022. Lo scorso anno il ‘rosso’ del Paese si è attestato a circa 144 miliardi di euro a prezzi correnti, superando di gran lunga il precedente record del 2014 e raggiungendo l’importo più elevato dall’inizio della serie storica (1979). Le importazioni totali del Paese nel 2022 hanno raggiunto gli 852,6 mld, con un’impennata del 39,2% rispetto all’anno precedente.
Allo stesso tempo, le esportazioni sono aumentate del 18,2% a 708,6 mld. Le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl), di cui il Giappone è uno dei principali clienti a livello mondiale, sono quasi raddoppiate in valore (+97,5%), anche se sono diminuite del 3,1% in volume. E, sempre sulla scia della guerra in Ucraina, l’import di petrolio è salito del 91,5% e quello di carbone del 178,1%.
L’Europa, come noto, ha aumentato in modo significativo gli acquisti di Gnl per ridurre la sua dipendenza dal gas russo, cosa che ha fatto salire i prezzi delle forniture per il Giappone. La caduta dello yen rispetto al dollaro dello scorso anno, connessa al crescente divario tra le politiche monetarie statunitensi e giapponesi, ha ulteriormente aumentato il costo delle importazioni giapponesi.
Tuttavia, lo yen si sta riprendendo dallo scorso novembre e i prezzi dell’energia sono segnalati in diminuzione: di conseguenza anche il deficit commerciale si sta contraendo. Una tendenza confermata anche dal dato di dicembre, quando il saldo commerciale negativo dell’economia nipponica si è limitata a 10,4 mld. Le importazioni a dicembre sono aumentate del 20,6% su base annua, con un netto rallentamento rispetto ai mesi precedenti, mentre le esportazioni sono salite dell’11,5% nello stesso periodo.