Prima le esternazioni del ministro tedesco degli Esteri, Heiko Maas, che invita l'Unione europea a liberarsi dalla dipendenza finanziaria dagli Stati Uniti adottando un proprio sistema di pagamenti internazionali.
Poi la notizia che alcuni partner di Gazprom sul Nord Stream 2 - un gasdotto di 1.200 chilometri che dalla Russia, attraversando il Mar Baltico, arriverà in Germania – rischiano di abbandonare la costruzione del progetto infrastrutturale a causa delle sanzioni statunitensi.
L'Europa non ha ancora trovato il modo, come dimostra il caso dell'Iran, di neutralizzare tali sanzioni. Ma se l’Ue decidesse di adottare un sistema di pagamenti basato sull'euro, probabilmente anche la Russia lo utilizzerebbe in alternativa al dollaro. E, al contempo, la Cina potrebbe presto introdurre un altro sistema basato sullo yuan.
Tuttavia, come ha giustamente detto Maas, si tratta di una dipendenza, quella dal dollaro. Ciò significa che la Russia non può semplicemente "rivolgersi a Est" e rifiutarsi di cooperare con gli istituti di credito statunitensi a favore dei partner cinesi, dato che le strutture finanziarie asiatiche dipendono anche dagli intermediari Usa. Ecco perché le grandi banche cinesi sono caute.
Nell’attesa che siano introdotti nuovi sistemi di pagamento, Mosca è già passata alle valute nazionali nelle relazioni commerciali bilaterali. Come nel caso della Turchia, con un vantaggio reciproco visto che il rublo è indebolito e la lira svalutata. Lo stesso metodo è stato applicato anche con l’Iran. E a breve potrebbe giungere una nuova intesa con l’India.